Kajal

Lui che fu la scusa e l’occasione
per portare Anna al mare,
e tra una corsa e una scrollata d’acqua
accese la scintilla della nostra storia.
Ieri l’ ho sorpreso con la testa nella carrozzina.
La guardava sorridere e son sicuro
avesse voluto dirle:
” E’ anche merito mio”!


Grazie Kajal
(1994)

Storie di Kajal

Chico e la neve

La nevicata di oggi mi ricorda quello che ho scritto tre anni fa…in occasione di un’altra nevicata “Chico non e’ un terranova, ma i terranova li conosce molto bene. Chico ha passato lunghi anni in compagnia di Kajal per poi vederlo sparire partecipando alla sua agonia. Chico mi aiutava sempre a ritrovarlo ogni volta che si allontanava. Chico mi ha scortato la sera fredda dello scorso inverno quando l’ho seppellito, unico partecipante ad un funerale triste di stelle e gelo. Chico si e’ meravigliato dell’arrivo di Cajita, per una volta ha sperato che per magia fosse ritornato Kajal anche se stranamente rimpicciolito. Chico ha sopportato e sopporta ogni suo salto, ogni capriola e se ringhia lo fa solo per educare al rispetto che merita un anziano. Anziano poi non tanto, se Chico e’ il termometro del calore della cagna, se grazie a lui ho capito che la piccola si e’ fatta signorina e che in certi momenti anche per loro i giochi lasciano spazio a piu’ piacevoli passatempi. Invidiosi un po’ di Portofino i napoletani qualche anno fa si sono inventati la Portofino del Sud. Si chiama Scario, e’ nell’estramo sud della costa cilentana, si affaccia, vecchio borgo di pescatori, sul golfo di Policastro, dominato dall’alto dalla enorme statua bianca del Cristo di Maratea. Proprio in quella Portofino del Sud, tredici o quattordici anni fa, mio fratello e la ragazza raccolsero un cucciolo di cane, senza forma e senza razza, poco pelo e un occhio vispo. Mio fratello uso’ tutta la dolcezza di quel cucciolo per salvare 10 e rotti anni di fidanzamento alla vigilia del matrimonio, ma evidentemente non era quella l’attivita’ per cui Chico era stato messo al mondo. Qualcuno in quei casi si rivolge a maghi e cartomanti, io dico che quando una calza si sfila non c’e’ piu’ modo di metterla a posto. Chico arrivo’ a casa nostra, ebbe una cuccia , un recinto tutto suo, ma spesso passava il tempo in giro per i campi, ogni tanto ritornava con qualche pollo tra i denti, ma oltre a quello nessuno e’ mai venuto a contestargli paternita’ indesiderate. Una volta gli hanno sparato dietro, ma e’ stato piu’ fortunato dei suoi predecessori, ha una zampa piena di piombini e quando cambia il tempo zoppichiamo insieme, io per il menisco e lui per le pallottole. Qualche settimana fa e’ preso a nevicare all’improvviso e come succede sempre nella mia citta’ tutti restano bloccati, incapaci di muoversi appena la strada si fa un po’ piu’ pendente. Ho lasciato che il bianco colorasse ( o scolorasse?) tutta la campagna attorno casa di mia madre, preso dallo studio per l’esame, poi visto il putiferio per la strada ho deciso di lasciare la mia auto sotto casa e tornare a piedi a casa mia. I fiocchi di neve mi cadevano tra le palpebre e a stento mi muovevo tra una selva di auto bloccate, messe di traverso, imploranti uno spazzaneve o uno spargisale. Proprio nel punto in cui la curva verso destra cambia la pendenza alla strada, laddove finisce la salita per iniziare la discesa, mi accorgo che dietro alle mie orme c’e’ un’ombra che mi segue, che zigzaga tra le auto ferme annusando ciascheduno alla mia ricerca. Chico! Ormai e’ troppo lontano per riportarlo indietro, al cellulare mio fratello non risponde, continuo a camminare bagnando il bordo dei pantaloni mentre lui attraversa di qua e di la’, come se sapesse che con quel tempo di auto ne passano davvero poche. Arriviamo sotto casa. Non mi sfiora l’idea di lasciarlo dormire all’aperto, anche se all’aperto Chico passa ogni notte. Saliamo in ascensore, ma prima di entrare nel portone corre al centro della strada e si pulisce l’intestino. Ma dove l’avra’ letto? I miei figli sono increduli, Chico a casa nostra!, e ancora piu’ incredulo e’ Chico stesso, scivola sul pavimento, si guarda intorno, e’ la prima volta nei suoi tanti anni che entra in un appartamento. Educatamente si siede nell’angolo che fu di CAjita ( laddove oggi a stento ne entrerebbe una zampa), lo accarezzo e gli dico: ” Fai come se fossi a casa tua” Da come mi guarda capisco che mi manda a quel paese…. Al posto della sua cuccia i miei han costruito un pergolato! Gio 2/3/2003

Kajal e il topolino

Cara Flavia
Mi sono ricordato di una cartolina ricevuta pochi mesi fa, anzi a dire il vero non era una cartolina ma una vera e propria lettera, scritta da un paese lontano e mai sentito e con una grafia piccola piccola…
L’avevo quasi dimenticata in un cassetto e mi e’ costato un po’ di fatica ritrovarla, perché anche la carta su cui era scritta era minuscola, per non dirti del francobollo che a malapena si vede ad occhio nudo.
Comunque ti voglio leggere il contenuto di quella lettera e se ti piace puoi portarla a conoscenza di tanti altri appassionati di terranova…
Ecco il testo
“ Caro Kajal, ti scrivo per ringraziarti ancora una volta di quello che hai fatto per me, non pensavo davvero che un’amicizia nata di notte, al buio, nel silenzio delle ore più fredde avesse avuto un finale cosi’ intenso….
E se adesso sono qui a scriverti, da un paese lontano, dove pare , finalmente ci si possa riposare in santa pace, senza temere di rimetterci quantomeno la coda, lo debbo a te.
Ricordo la prima sera che ci siamo incontrati, i tuoi occhi stupiti che nel buio mi scrutavano mentre in tutta pace sgranocchiavo una noce, il tuo naso freddo che cercava di capire chi mai fosse questo compagno misterioso apparso dal nulla a disturbare coi suoi ticchettii il riposo nella tua brandina…
Non ho mai dimenticato le notti successive, la compagnia reciproca che ci siamo fatti, quei mille tentativi di insegnarmi il tuo linguaggio ed io il mio, e le volte che mi hai accolto contro il tuo pelo per riscaldarmi le zampine, talvolta puzzolenti di briciole di formaggio..
Ma cio’ che hai fatto l’ultima sera per me, mi rimarrà sempre nel cuore e se posso essere qui a poterlo ricordare ed un giorno in pantofole raccontarlo ai miei nipotini davanti ad un focolare lo debbo a te.
Ricordo che stavo al riparo della cucina ed avevo appena trovato delle briciole e dei pezzi di nocciola che stavo cominciando ad assaggiare quando si accese all’improvviso la luce ed entro’ il tuo padrone…Senti’ i miei rumori, sai avevo troppa fame, non riuscivo a fermarmi….cosi’ lui pian piano si avvicino’ con la scopa in mano per stanarmi..
Tu intanto abbaiavi, sapevo che volevi avvertirmi per farmi mettere in salvo ma era tanto il tremore che non sapevo da che parte fuggire.
Poi decisi di arrampicarmi lungo le asperità’ della parete e so che pure allora se non ti fossi interposto fingendo di voler giocare col tuo padrone la scopa sarebbe arrivata giusto a dare un taglio netto al mio debole midollino spinale.
Alla fine ero sul mobile, gli occhi terrorizzati, non avevo via di scampo, mi lanciai da un’altezza cento volte superiore alla mia….
E fu allora che mi sentii avvolto da un calore improvviso, pensai che le prime fasi del trapasso fossero cosi’ , ricordo che il nonno mi aveva sempre parlato di una grande luce…ma io invece avvertivo un gran calore…
Era la tua bocca, amico mio, con un balzo improvviso mi afferrasti tra le tue labbra , tra quei denti che pure fanno tremare solo a vederli e scappasti fuori nel giardino dove mi posasti leggermente a terra, ridandomi il gusto della libertà e dell’aria aperta che per pochi istanti avevo creduto di aver smarrito per sempre….
Non so se avremo modo di rivederci, mio caro Kajal, ormai le peripezie della vita mi portano qua e la per il mondo, ma saprò sempre che nel cuore di un Terranova ( si dice cosi’, vero?) c’e’ stato anche lo spazio per un piccolo indifeso topolino di campagna.
Se potessi, ti abbraccerei….
Il tuo amico”

Eccoci alla fine , spero che il cuore di kajal abbia colpito anche te, e ti confesso che mai mi sono vergognato come quella sera, in cui inseguendo un topolino mi sono reso conto di quanto la bontà di un cane fosse superiore alla mia.